Chiesa di S. Vittore

Chiesa di S. Vittore

La Chiesa di San Vittore è quella del soppresso Monastero, sorta vicino al sito di un'altra, che si faceva risalire all'incirca al X° secolo. 
Vuole infatti la tradizione alto medievale che due fratelli della nobile famiglia milanese dei Corio, Aimo e Vermondo, assaliti da cinghiali mentre erano a caccia nelle selve, si erano dovuti rifugiare sugli alberi e avevano fatto voto di edificare in quel posto un monastero in caso di salvezza. 
Fatto il voto i cinghiali si allontanarono subito, e allora i giovani tornarono nei boschi di Meda ed edificarono sul colle del miracolo il Monastero, "cui diedero la regola di S. Benedetto e il nome di S. Vittore". Il Monastero, potente nel Medioevo per i diritti feudali di cui era titolare e i molti possedimenti, visse fino a quando nel 1798 non fu soppresso insieme ad altri dalla Repubblica Cisalpina.

La Chiesa di S. Vittore, eretta sotto la Badessa Maria Cleofe Carcano, fu finita di costruire nel 1520 e consacrata nel 1536. Tuttora luogo consacrato, è una delle migliori espressioni del tardo Rinascimento lombardo, impreziosita dalla facciata barocca aggiunta nel 1730. 

La struttura e molte delle decorazioni ricordano la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano.

La chiesa, interamente affrescata, è divisa in due parti, quella "interna", claustrale, e quella "esterna", destinata ai fedeli. 

La presenza dominante è quella della scuola di Bernardino Luini, scuola che deve aver operato sotto la diretta guida del maestro. Le pareti laterali sono ripartite in "cappelle" - alcune poi rinnovate rispetto al disegno originario - affrescate e arricchite da altari, lesene, cornicioni, fregi, vele e velette, il tutto riccamente decorato con molteplici motivi e soggetti. 
La volta è riccamente affrescata con motivi rinascimentali, arabeschi e simboli della Passione di Gesù. Alla parete sinistra la prima cappella ospita il cosiddetto "Mortorio", prezioso gruppo ligneo con statue a grandezza naturale, raffigurante la Deposizione di Cristo. Non meno pregevole delle pareti laterali è quella dell'altare maggiore, sia per il significato artistico che religioso. L'urna sotto la mensa conserva infatti i resti dei Santi Aimo e Vermondo, mentre sopra il tabernacolo domina la grande pala d'altare di Giovan Battista Crespi, il Cerano, e ai lati della pala gli affreschi attribuiti a Giulio Campi

La chiesa claustrale interna è stata purtroppo trasformata nel periodo napoleonico in granaio e divisa in due parti da un tramezzo, ospitando successivamente una "limonera" e perfino un'infermeria militare. Gli affreschi alle pareti delle cappelle sono stati ricoperti fino a qualche anno fa dalla calce e sono meno preziosi di quelli della chiesa esterna. 
Notevoli sono invece quelli che si trovano nella "Sala del Coro" al piano superiore.